mercoledì 30 marzo 2011

SVENTURE DOMESTICHE


Amo oltre ogni limite la tecnologia.
Come in ogni grande amore che si rispetti, i guai cominciano quando l'amato ti abbandona.
Nell'attesa di una riconciliazione, lavo i piatti a mano.

lunedì 28 marzo 2011

CATE A LODI

Il bagno - Berthe Morisot

I bimbi nascosti dietro la tenda, in attesa.
Una teiera viola.
Un libro fatato di fate; lo apri e compaiono scenari complessi in cui muovere leggiadre figurine di cartone.
Le vetrofanie più colorate da realizzare con un po' di pazienza distesi a terra sulla tovaglia a girasoli.
Un fiore di tè che si schiude, poesia da bere e da guardare.
Il profumo di lavanda che si spande dal forno in tutta la cucina.
Sorrisi dolci.
La città che si svela agli ospiti ammirati. 
Zampilli d'acqua ai giardini del passeggio, i sassi di piazza Vittoria, la pomposità dell'Incoronata, i cortili segreti, ringhiere di balconi a me ormai care.
Le bifore di San Francesco che contengono l'azzurro del cielo e la pace degli affreschi accennati sulle colonne rosa. 
L'Adda che scorre senza posa e intanto cambiano i colori attorno, il sole va giù dietro le case, la primavera sboccia in ogni angolo.
La cena in compagnia, salti di bimba sul divano (tanto sa che non la posso rimproverare), la torta squisitissima della mamma di Cate.
Il silenzio ed il caldo della notte.
Svegliarsi presto per il cambio d'ora, treno, metro e poi il Duomo.
Le sale buie e quelle luminose. I dipinti in cornici preziose e passare veloce con due bambini per mano tra primavere, autunni, mari in tempesta, ritratti di donne e fiori.
Ritrovare il venditore africano ed acquistare il libro di favole per Federico, offeso dall'iniziale indifferenza e da quello che lui definisce "il cuore duro di papà".
Claustrofobico il locale e pressante la folla in attesa; ottimi i panini americani della California bakery e gigantesca la torta al doppio cioccolato.
"Ma io non vedo un castello, vedo una chiesa rossa!" dice Arianna davanti al castello Sforzesco.
"Questo parco non ha natura e non è adatto per i bambini. Di chi è mamma? Voglio andare a protestare!", afferma Federico appena entrato al parco del Sempione.
Rincorrere un palloncino lercio nella fontana ed allungare la mano al massimo per poterlo prendere. 
L'incontro con il giovane autore di un libro disincantato, allegro e malinconico al tempo stesso (Posa il fiasco Puccio - Simone Salvetti).
La strada del ritorno, il treno affollato, una signora anziana che non smette di parlare neanche per riprendere fiato.
Giocare con la coperta lasciata sul divano degli ospiti, sentirsi dire che non si fa, non è un giocattolo e rispondere: "Mamma, la vita è tutta un gioco!"
E allora giochiamo, con tutta la forza che c'è.


Grazie Cate e Sandro!

giovedì 24 marzo 2011

MONSTERS


IL FILOSOFO
"Federico, insomma, sono le otto meno dieci e tu anzichè allacciarti le scarpe, stai lì a leggere il tuo libro! Ti muovi si o no?
"Mamma! Io proprio non ti capisco ... ma possibile che non conosci il tempo ma conosci soltanto la fretta?"

PRIMAVERA
"Mamma, io sono ancora indeciso su chi voglio sposare da grande. Prima mi piaceva Carlotta, ma mi sono reso conto che mi piace solo perchè a lei piacciono i cavalli. Ora sono indeciso tra Matilde che è intelligente e simpatica e pure carina e quella lì ... come si chiama? Quella che è venuta a casa nostra, che mi ha aiutato a fare i compiti!"
"Gaia? La sorella di Lorenzo?"
"Eh si, Gaia, mi piace perchè mi ha aiutato anche se io i compiti li sapevo fare pure da solo, poi  ha dei bei capelli e poi ci ha fatto stendere a terra a me, Lorenzo e Arianna e ci ha fatto fare ginnastica."
"Ora parlo io però! Mamma, lo sai che oggi Cristian è stato tutto il giorno sempre con me, non si staccava mai, sarà proprio innamorato!"
"Sposare? Innamorato? Certo che voi due ..."
"Si mamma, però a me piace Cristian e mi piace anche Lorenzo."
"Arianna, pure a me piacciono tre bambine, Carlotta di meno, però è sempre nella lista. Ti devi decidere sai? Chi vuoi sposare da grande?"
"Cristian e Lorenzo!" 

E' COSI'
Federico: "Mamma, lo sai che la mamma di Emanuele ha trentotto di febbre?"
Io: "Poverina, ma sarà l'influenza poi le passa."
Federico: "Il papà di Emanuele lo accompagna a scuola."
Arianna:"Chi è malato?"
Io: "La mamma di un amico di Federico."
Arianna: "E chi si occupa della mamma malata?"
Io: "Nessuno. Bambini, di solito quando una mamma è malata, nessuno si occupa di lei. Si prende cura da sola di sè stessa."
Arianna: "Ma no! Non è possibile! E' un'ingiustizia!"
Federico: "No Arianna, non è un'ingiustizia. E' così, se la mamma può mettersi in piedi, allora si cura da sola. Se proprio sta così male da non poter camminare, qualcuno forse si dovrà prendere cura di lei."

PAR CONDICIO
"Mamma, per chi sono quei cioccolatini con il fiore giallo che stanno in camera tua?"
"Li ha presi la nonna giù al bar quando ha comprato a voi i gelati. Sono per me, oggi si dice che è la festa della donna."
"Allora è pure la mia festa! Fede, che vuoi tu? I cioccolatini sono per me e mamma che siamo donne!"
"I cioccolatini sono tre e sono per te, per Federico e per papà. Ve li darò stasera."
"Va bene mamma. Però vorrei sapere una cosa ... ma la festa dell'uomo è già passata o deve ancora venire?"

SANO EGOISMO
Mio marito a Federico:"Dammi quel biglietto del cioccolatino che leggiamo che c'è scritto."
Federico: "Si papà, tieni."
Mio marito:"Non c'è nulla di più grande che amare sè stessi."
Io:"Eh?!? Ma chi l'ha scritta questa?"
Mio marito: "Ah, ah, ah, ci sei cascata! Scherzavo! C'è scritto non c'è nulla di più grande che amare ed essere amati."
Arianna: "No papà, è giusto! Bisogna amare sè stessi. E' così! Quando uno ama sè stesso ..."
Io: "Arianna scusa, ma tu sei sicura di sapere che vuol dire sè stesso?"
Arianna: "Si ora ti spiego. Federico, ad esempio, che dice sempre sono uno stupido, non capisco niente, non ama sè stesso. E questo è sbagliato, proprio sbagliato!"


LA MAMMA ROMPIBALLE
"Mamma, ma stasera devo dormire nel mio letto?"
Un po' preoccupata per il dispiacere: "Si certo, ormai sei guarita, non hai febbre ..."
"Yeh! E vai! Era ora! Finalmente posso stare da sola con me stessa."
"..."

NUMEROLOGIA
"Mamma, come si chiama il quinto di sette?"
"Eh?"
"Si guarda", muovendo le dita, "primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, e poi?"
"Settimo. E poi?"
"Boh."
"Federico, aiuta tua sorella, settimo e poi?"
"Ottimo."
"..."

mercoledì 23 marzo 2011

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO


Vado.
Se non dovessi tornare, vuol dire che sono dispersa nelle campagne tra Lodi e Crema.
Nonostante il navigatore verso il quale nutro una profonda diffidenza e con il quale ancora non ho stabilito un minimo di feeling.
Nel caso, avvisate una volante.

lunedì 21 marzo 2011

CONDIVIDIAMO


Su gentile richiesta di Eric, condivido.
Biscottini per il tè senza uova (per allergici, per chi voleva fare un dolce e non ricordava di non avere uova in casa, per chi vuole risparmiare sul prezzo delle uova).
In origine dovevano essere sablè alla lavanda, ma immaginerete che non ho comunemente in casa lavanda alimentare e miele di lavanda; abbiate fede, li ho già ordinati e sabato prossimo saranno sablè alla lavanda.
Avevo aroma di mandorla e ho usato quello ma penso vadano benissimo al naturale senza aromi, oppure con della buccia di limone grattugiata o come altro vi dirà la fantasia.

Per 20 biscotti circa

80 grammi di burro
60 grammi di zucchero
2 cucchiai di miele
140 grammi di farina
1 pizzico di sale
aroma a scelta

Far ammorbidire il burro a temperatura ambiente, impastarlo con lo zucchero, il pizzico di sale ed il miele fino ad ottenere una crema.
Aggiungere la farina un po' per volta.
Unire l'aroma preferito.
Formare con l'impasto delle palline e disporle su di una teglia antiaderente.
Porre la teglia in frigo per un'ora.
Far ammorbidire leggermente le palline a temperatura ambiente (circa dieci minuti), poi schiacciarle per dar loro la forma rotonda di biscotto.
Cuocere a 180 °C fino a quando i biscotti non saranno coloriti (tra dieci e quindici minuti).

Mangiati tiepidi e accompagnati con un dolcissimo Japan Buddha Ama Cha o in alternativa con un Rooibos africano oppure con un tè alla menta e cioccolato della casa Kusmi, sono semplicemente spettacolari.

Sabato prossimo versione alla lavanda e pinoli di decorazione.

venerdì 18 marzo 2011

E' STATO BELLO COSI'



Il 17 la scuola di danza, in accordo con il peggiore spirito padano, è rimasta aperta.
A dirla tutta ha fatto gli straordinari, quattro ore di prove per il prossimo saggio di giugno.
Ce ne andavamo, Federico ed io, lungo la strada che conduce da casa a danza.
Lui continuava ad erudirmi sull'unità d'Italia, di quando quelli, i greci ed i romani (gulp!) avevano deciso che era meglio smettere di combattere e stare tutti uniti.
Volemosi bene insomma!
Di tanto in tanto, canticchiava anche l'inno nazionale, conosciuto, almeno quello, alla perfezione.

Il bimbo è entrato nella sala prove e mi ha intimato di non muovermi, perchè se si fosse stancato avrebbe voluto trovarmi lì ad aspettarlo per riportarlo a casa.
Praticamente l'unica mamma fessa che ha atteso quattro, anzi che dico quattro, quattro ore e mezza, il pargolo sul divanetto accanto alla macchinetta del caffè.
Macchinetta che, tra l'altro, mi ha fregato due euro senza darmi nulla in cambio.
Lei forse era in festa.

Mi ero portata due libri affascinanti, il primo di un maestro di quelli con la M maiuscola che racconta la sua visione della scuola; l'altro un insieme di piccoli racconti, ritratti di gente comune tracciati con delicatezza e ironia.
Letto un po' il primo e poi il secondo, il divano cominciava a starmi stretto.
Ho cominciato così a scorrere la rubrica telefonica e deciso di usufruire del mio bonus di minuti.

Ho chiamato Carmela di Bari, la mia Amica del cuore.
Mi ha raccontato dei suoi Emanuel e Samuele.
Dell'Africa, dov'era missionaria laica fino a un paio di anni fa, che ormai è lontana ma va bene così.
Del lavoro in farmacia, della pallanuoto e dell'impegno con il gruppo Migrantes, perchè l'Africa è lontana e va bene così, ma poi non troppo.

Ho provato con Loredana di Bitonto.
Credo fosse impegnata con i suoi bellissimi gemelli di tre mesi, perchè non mi ha risposto.

Ho sentito Tiziano a Salzano (VE).
In verità volevo sentire sua moglie Loretta, ma anche lei era al lavoro a recuperare gli arretrati.
Tiziano come sempre è stato un gran chiacchierone, e come l'ultima volta era a casa con una gamba fratturata.
Tizià, le arti marziali non fanno per te, senti a me!

Ho provato con Francesca a Milano; volevo dirle che anche quest'anno affitterò la casa dei suoi genitori al mare. Non c'era, ma poi mi ha richiamato ed era in Toscana da sua sorella.
Che peccato abitare così vicine e vedersi solo d'estate in Puglia!

Ho beccato Silvia di Bologna allo zoo safari di Verona.
Come sempre mi ha riempito di "quanto ci manchi a me e alla Caterina (friulana)" e "che peccato che non lavori più con noi"
Ora che davvero non faccio proprio più nulla per loro, comincio perfino a crederci. 

Ho chiamato Lella a Casamassima e Amalia a Bari. 
Tutte brutte notizie le loro, problemi di salute.
Volevo sentire anche mia cognata a Novara e mio cognato a Roma.
Intanto però mi ero depressa e non ho chiamato più nessuno.

La lezione è finita, stavamo uscendo quando mi ha chiamato Sandro da Firenze.
Abbiamo preso accordi per la visita graditissima che lui e Caterina ci faranno il prossimo fine settimana.
A Federico ho spiegato che andremo a Milano a vedere la mostra sugli impressionisti.

Impressionismo, quella corrente pittorica in cui il colore conta più del disegno, le emozioni dell'artista non vanno celate ma mostrate con coraggio.
E mi sono convinta: la fratellanza conta più del confine, le emozioni un confine non ce l'hanno.
Il filo colorato dell'amicizia che ha viaggiato sul cavo telefonico è stato il modo più bello per festeggiare una giornata che mi lasciava indifferente.
Molto più di una triste bandiera alla finestra. 

mercoledì 16 marzo 2011

COME SI CAMBIA



Avvertenza: post molto lungo, procuratevi i pop corn


Perché ho aperto un blog?
Perché me l'hanno chiesto bloggers esperti e sono stata nominata due volte nell'ultimo giochino in voga pur non avendone uno!!
Sinceramente non so se debba essere lusingata o dispiaciuta per la nomination, ma tant'è, accetto la sfida e mi butto anche io nella mischia.
Al momento non ho le idee chiare su cosa ci farò di questo blog, per cui spero riuscirete ad avere pazienza con me!
Le regole del giochino nel quale sono stata coinvolta e che devo pubblicare sono:
...........
I curiosoni che hanno deciso di taggarmi sono Andres e il professor Up, che ringrazio sentitamente per la loro generosità!! Sciagurati!!
E ora le mie sei curiosità non importanti:
1) non sono fisionomista, confondo i visi di persone che conosco anche da tempo e ci ho fatto in passato delle figure non da poco; è abbastanza probabile che non riconoscerei neanche una mia foto se qualcuno la pubblicasse sul web
2) bevo il primo caffè della giornata rigorosamente nero e tutti gli altri rigorosamente macchiati e se qualcuno me li prepara, guai a lui se sbaglia
3) quando stendo il bucato, faccio attenzione che ogni singolo capo abbia mollette dello stesso colore
4) ho paura di volare ma ho da sempre il desiderio di buttarmi giù con un paracadute
5) ho preso la patente a 24 anni ma ho cominciato a guidare a 30! in compenso ora guido un Doblò e mi scambiano per l'idraulico
6) a volte quando parlo con qualcuno, anche se lo conosco benissimo, distolgo lo sguardo e lo giro di qua e di là: per questo motivo mio marito mi ha soprannominata "pupazzo di Putignano". Per i non pugliesi, trattasi di pupazzo di cartapesta che viene trasportato sui carri allegorici in occasione del Carnevale e normalmente ruota continuamente gli occhi e la testa a destra e sinistra.
Non frequento questo mondo da tanto e le persone che vorrei nominare sono già state scelte; bando alle regole nomino allora soltanto il nuovo amico Ak. Anche lui è un neofita; spero non vorrà mandarmi una maledizione da faraone per questo e accetterà di giocare come tutti!
Ero molto scettica su questo mondo virtuale ma ho scoperto che ci vivono delle persone reali in gamba. A tutte loro va il mio ringraziamento per la simpatia e la fiducia che dimostrano; in particolare il mio abbraccio va a Marion.
E che il gioco inizi!

Quello riportato è il mio primo post, pubblicato su Libero il 17 marzo 2008.
Mi sono resa conto, rileggendolo, che sono cambiate tante cose da allora.
Il professor Upmarine, ad esempio, non scrive più nulla, privandoci purtroppo della sua ironia ed intelligenza. 
Anche nonno Akhenaton, per gli amici Ak, è scomparso nel grande etere. Ma di lui almeno ho sempre notizie di ultima mano.
Io, dopo averlo chiuso, riaperto, traslocato, ho imparato cosa fare del blog: usarlo come un diario per appuntare pezzi di vita, pensieri ed opinioni.
Non è più una valvola di sfogo alla depressione, non è un'ossessione e non lo è mai stata anche se ci sono stati periodi in cui gli ho dedicato troppo tempo.
E' un non luogo di condivisione con meno amici ma credo più sinceri.
E' un posto intimo e piacevole quasi quanto il mio divano, sul quale mi piace sostare leggendo un libro al suono d'acqua e alla luce variabile della lampada.
Sono cambiata anch'io.
Non bevo più caffè, salvo un decaffeinato con le amiche dopo aver portato i bambini a scuola. 
Non faccio caso al colore delle mollette da bucato e lo ritengo un notevole passo avanti.
Non ho paura di volare, ne sono semplicemente terrorizzata. Ma prendo l'aereo più spesso di prima e il paracadute lo lascio volentieri ai giovani, mi accontento dello yoga.
Il Doblò non lo guido quasi mai perchè non ne ho bisogno, se devo andare lontano da sola prendo la bicicletta o vado a piedi. Ed è un bene che non mi scambino per il mio idraulico, con tutto quello che ha combinato!
La timidezza non passa mai credo, ma ora mi accorgo più facilmente di quando rido a sproposito o tendo ad abbassare lo sguardo e allora cerco di ristabilire un contatto normale con il mio interlocutore.
Non sono più scettica sul mondo virtuale, ho capito che coincide con quello reale.
Ci sono le brave e le cattive persone, quelli che cercano di manipolarti, fingono, e quelli che sono esattamente come dicono di essere.
Ho conosciuto tanti di voi, qualcun altro mi farebbe piacere vederlo di persona e non ne ho ancora avuto occasione.
Ma devo ringraziare tutti per il tempo che mi dedicate.


Già ... la vignetta all'inizio.
Domani dovremmo festeggiare un avvenimento molto più importante di un compliblog.
Ma c'è davvero da essere allegri? Ne è valsa la pena? 
Personalmente non ho mai nutrito un grande amore patrio, nel senso che ho preferito fin dall'adolescenza considerarmi europea, a volte perfino cittadina del mondo, piuttosto che rinchiudermi mentalmente entro confini fatti di pizza, maccaroni e fantasia.
Ho cominciato a pensarmi invece decisamente meridionale vivendo nell'Italia del Nord.
Diverse letture negli ultimi mesi, mi hanno portato alla conclusione che il Risorgimento fu certo un moto di idealisti romantici spinti da sentimenti onorevoli; soprattutto però fu una grande operazione economica che ha tolto al Sud ogni speranza di progresso. 
Il sangue versato non fu soltanto quello degli eroi ma anche quello innocente delle popolazioni meridionali, le quali a volte non erano neanche a conoscenza di quanto stava accadendo.
Fu un'invasione, non una guerra di liberazione. 
L'italia fu fatta, gli italiani ancora no e non poteva essere diversamente.
Quello che auspico oggi per la mia "patria" è una riforma dei valori morali ed un federalismo sano e giusto, non spinto ancora una volta da motivazioni puramente economiche e sostenuto da sentimenti razzisti. Un federalismo che aiuti il sud a ritrovare la sua dignità perduta ed il suo antico splendore.



Il Piemonte era pieno di debiti; il Regno delle due Sicilie pieno di soldi.
Quante volte abbiamo letto che i titoli di stato del primo, alla Borsa di Parigi, quotavano il trenta per cento in meno del valore nominale, quelli del secondo il venti per cento in più; e che al Sud, con un terzo della popolazione totale, c'era in giro il doppio dei quattrini che nel resto d'Italia messo insieme?
L'impoverimento del Meridione per arricchire il Nord, non fu la conseguenza, ma la ragione dell'Unità d'Italia.
La ragione dei pratici; quella dei romantici era un'ideale. Vinsero entrambi.
"O la guerra o la bancarotta", scrisse il deputato cavouriano Pier Carlo Boggio, nel 1859, nel libretto "Fra un mese". 
"Il Piemonte è perduto", conclude dopo averne analizzato i bilanci, un giornale dell'epoca, l'"Armonia" (fra i suoi fondatori Gustavo Benso, fratello di Cavour), "le sue finanze non si ristoreranno mai più": lo ricorda Anna Pellicciari in "L'altro Risorgimento".
Ma, compiuta l'Unità, si fece cassa comune (una piena, l'altra vuota), e con i soldi del Sud si pagarono i debiti del Nord: al tesoro circolante dell'Italia unita, il Regno delle due Sicilie contribuì con il 60 per cento dei soldi, la Lombardia con l'1 e sputo per cento, il Piemonte con il 4.

Marsala è cinta d'assedio, perchè ci sono dei renitenti alla leva, tremila persone vengono chiuse in una catacomba torturate.
Buona parte dei giovani e delle loro famiglie però, nemmeno sanno di essere renitenti alla leva (durava otto anni!): il bando scade il 31 gennaio 1861, ma molti sindaci ed autorità locali  non lo hanno esposto, a volte, nel timore di reazioni (ce ne furono). 
E quando arrivano le truppe in cerca di renitenti, "ragazzi, giovani, uomini maturi si avvicinano con curiosità a questi soldati che non hanno mai visto", riporta Tommaso Pedio (Brigantaggio meridionale) "vengono rastrellati tutti i giovani dall'apparente età da venti ai venticinque anni" e "in alcuni casi, a Castelsaraceno, ad esempio, a Carbone e nei casali di Latronico li fucilano sul posto, senza dar loro la possibilità di giustificare."
Il comandante Frigerio, piemontese, taglia l'acqua a Licata (ventiduemila abitanti), fa arrestare e torturare madri, sorelle, parenti di chi si sottrae alla leva: "Uccisi giovinetti a colpi di frusta e baionetta; fatta morire una donna gravida", verrà inutilmente denunciato in Parlamento. 

Pino Aprile - Terroni

Ma di revisioni storiche del Risorgimento, anche maggiormente documentate, è possibile leggerne molte altre ....

lunedì 14 marzo 2011

FASTIDIOSO


Fastidioso sapere che alle trasferte per lavoro se ne aggiungeranno presto altre.
A titolo gratuito di collaborazione con l'UNI.
Credo non sia tanto il dover restare sola con i mostri altri giorni a settimana.
Piuttosto deve essere non poterlo fare al posto tuo.
Fastidioso.
Ma anche tanto orgogliosa e contenta per te.

venerdì 11 marzo 2011

SPRING


Punteggiano i tappetini candidi del bagno creando ricami in continua evoluzione. Le formiche.
Dividono il volto in perfette metà: la sinusite, il mal d'orecchio, la gengivite, il torcicollo. 
A sinistra dolgo, a destra no.
La figlia si addormenta sul tavolo della mensa preoccupando la maestra.
Cristallizzano al mattino i giardini, ancora ricoperti di brina ghiacciata. Coriandoli impigliati tra i rami assistono più volte al giorno al mutare del cielo nuvolo, aperto, grigio, chiaro.
Spuntano giacinti lilla. Impettiti si sollevano dalla loro tana invernale, ti stupiscono di vita, ti saziano di colore. Poi in un attimo chinano il capo e addio primavera.
Anche quest'anno non è la mia stagione preferita.

giovedì 10 marzo 2011

ERRATA CORRIGE




Pampaluga ludesan
larg de buca e stret de man
religus risparmiadur
quand el bev l'è de buon umur
citadin cun el sal en co'
trope tase el paga no
per la patria e per el re
Pampaluga chi ch'el ghè!


Che non sia mai detto che stravolgo uno dei bei dialetti italiani, ecco!
Grazie a Flo per la correzione del testo al post dello scorso quattro marzo e per le preziose note:
- Pampaluga con la u francese
- ludesan con la u italiana
- larg quasi senza g
- stret de man diventa "streddeman" tutto attaccato

Se ci si fossero provate le conoscenze venete a condividere con me il loro dialetto anzichè sbattermelo in faccia dal panettiere, in salumeria, dal cartolaio, anche al lavoro, ovunque salvo che a scuola, forse non avrei tanto mal sopportato di abitare in quei luoghi.

Per la traduzione ci ho già provato tra i commenti del post succitato.
Ora tocca a voi!

Post scriptum: in effetti trope tase el paga no suona meglio di trape tusse el paga no e pare tipicamente molto italiano

mercoledì 9 marzo 2011

E' NATO


E' nato oggi il mio secondo blog, tutto dedicato ad una delle mie tante passioni: la realizzazione di gioielli.
Preziosi non per la rarità delle loro pietre ma perchè ogni volta vederne completato uno, soprattutto se si tratta di un regalo, mi procura un'emozione.
E' un'attività molto divertente, allena la pazienza, rinsalda l'autostima, libera la mente dal suo inutile lavorio.
Mio figlio a volte mi aiuta, è molto bravo, quindi è un hobby consigliabile anche ai maschietti :-)
Io continuerò comunque a scrivere qui. Non confondetevi, mi raccomando! 

martedì 8 marzo 2011

OTTO MARZO


Quest'anno l'aria sembra diversa.
Non ho visto fiorai stracolmi di mimose strappate da poveri alberi che hanno come sfortuna quella di fiorire prima degli altri.
Non mi sono imbattuta in cartelli che invitano a serate danzanti e spettacolini simil erotici per sole donne.
Non ho letto post su questa giornata, se non quello di un uomo.
Non mi sono arrivati messaggi di auguri, deo gratias, considerato che ogni anno la mia risposta è sempre la stessa: "Ti ringrazio per la cortesia, ma per me questa festa non ha alcun significato."
Forse ci siamo finalmente rese conto che non è il giorno che conta, non sono le parole e gli slogan, ma i fatti?
Quelli, ad esempio, che stanno sconvolgendo l'Africa settentrionale e, chissà, porteranno ad una nuova società più giusta per tutti.
Ringrazio chi ha combattuto per i miei diritti, perchè non mi sentissi più schiava di qualcuno.
Ora però credo sia arrivato, almeno per il mondo occidentale, il tempo di ripensare ai passi fatti e forse farne qualcuno indietro. Per ricostruire quei valori che le donne hanno tramandato e sempre più si stanno perdendo nella corsa delle nostre giornate piene di cose da fare, vuote di noi.
Ed essere più coerenti, anche. Non intelligenti quando ci pare e veline quando ci conviene.
Le donne contano, molto, possono, molto.
Anche da dietro il sipario, grazie ad una consapevolezza diversa da quella delle nostre nonne.

Sappiamo che la società non funzionerebbe senza il lavoro delle donne, e che senza il conversare delle donne, come ho scritto tempo fa, il pianeta uscirebbe dalla sua orbita, nè la casa, nè chi vi abita avrebbero la qualità umana che le donne vi infondono, mentre gli uomini passano senza vedere o, vedendo, non si rendono conto che certe cose sono da fare in due e che il modello maschile è superato.
Continuo a vedere manifestazioni di donne nella piazze. Loro sanno quel che vogliono: non essere umiliate, reificate, disprezzate, assassinate. Vogliono essere valutate per il loro lavoro, e non per i casi di ogni giorno.
Dicono che i miei personaggi più riusciti sono donne e credo abbiano ragione.
A volte penso che le donne che ho descritto sono proposte che io stesso vorrei realizzare.
Forse sono solo modelli, forse non esistono, ma di una cosa sono certo: con loro il caos non si sarebbe installato in questo mondo, perchè loro hanno sempre presente la dimensione dell'umano.
Il Quaderno - Josè Saramago

venerdì 4 marzo 2011

CARNEVALE E DINTORNI



Pampaluga ludesan
gran de brica e stret de man
religus, risparmiadur
quand il bev l'e de bun umur
Cittadin cun' el sul in cò
trape tusse el paga no.
Per la patria e il re
Pampaluga chi ch'el ghe!


Ammesso che mio figlio, sospetto dislessico, non abbia commesso errori di ortografia nel riportare la poesia di carnevale sul quaderno, come faccio ora ad aiutarlo ad impararla con la corretta pronuncia?
Oltretutto non la capisco interamente.
Va bene, non mento, non capisco neanche le poesie in italiano se è per questo.
Magari gli basterà fare come con l'inglese ...

"Mamma, lo sai come si dice strega in inglese?"
"No."
"Si dice witch, con tch, come kitchen."
"Bravo! Kitchen vuol dire cucina, questo lo so."
"Si e invece bagno si dice bathroom."
"Ma sei bravissimo! Soprattutto lo dici proprio bene; sai che io non riesco a pronunciare quel th come fai tu, che sembra una via di mezzo tra la f e la s?"
"Per forza mamma! Io metto la lingua nel buco che ho in alto al posto del dente che mi è caduto."

In ogni caso apprezzo il mantenere vive le tradizioni, non dimenticare il dialetto d'origine.
Come diceva Fellini: "Il dialetto è come i nostri sogni, qualcosa di remoto e di rivelatore; il dialetto è la testimonianza più viva della nostra storia, è l'espressione della fantasia. "
E' per questo che ciascun bambino ha parlato del carnevale dei suoi nonni; noi di quello di Putignano in provincia di Bari, il più antico e lungo carnevale d'Europa.
Il più antico perchè pare risalga al 1394, anno in cui i cavalieri di Malta traslarono le spoglie di Santo Stefano da Monopoli a Putignano. I contadini del luogo, felici alla notizia, si cosparsero il volto di farina e cominciarono a danzare per le strade e a fare scherzi, in dialetto per l'appunto, dando vita così alla tradizione del carnevale.
E' anche il più lungo perchè comincia il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, quando i putignanesi si recano in chiesa ad accendere un cero per chiedere perdono preventivo per i peccati che commetteranno nel periodo di carnevale.

Alla materna il dialetto è diventato motivo di gioco. E non parlo del dialetto lodigiano ma di tutti quelli delle mamme di buona volontà che hanno voluto proporli ai bambini.
Il gioco è: ascolta bene e cerca di comprendere questi strani suoni.
Siamo così andate, una mamma di Torremaggiore (FG) ed io, a leggere poesie di Natale, proverbi, a cantare girotondi e insegnare conte.
E' stata proprio un'esperienza carina che ha aiutato anche noi a recuperare la nostra storia.
Abbiamo parlato anche ai piccolini di Putignano, in particolare della festa dell'Orso che si tiene il 2 febbraio, giorno della Candelora.
"Ci chiuev a cann'luer, u virn je fu'r, l'ors nan s' fasc u pagghiar" 
Un uomo, travestito da orso, mima l'atto di uscire dalla tana. 
Se piove, l'inverno è finito perchè si presuppone che dopo la pioggia, verrà il sole. 
Se la giornata è buona, l'orso si sistema la tana perchè l'inverno durerà ancora a lungo.

Come quest'anno, che tra febbre, vomito, scampate infezioni urinarie, antibiotico, tachipirina, sembra davvero non voler finire.
E ci perdiamo tortelli, chiacchiere, ravioli di zucchero e ricotta, frittelle.
Speriamo di non perdere almeno il carnevalesco Arcimboldo.
I cinque biglietti prenotati per domenica, uno per mia madre che arriva nel pomeriggio di oggi, sono lì che giacciono sul mio scrittoio. 
L'impressione che danno è che questo carnevale voglia trasformarsi in un pesce d'aprile!

mercoledì 2 marzo 2011

COME SIAMO RIDOTTI


Questo qui su è il nuovo manifesto con cui la sezione tedesca della PETA, associazione internazionale per la protezione animale, pubblicizza l'ultima campagna di sterilizzazione di cani e gatti.

In italiano suona così:
Troppo sesso può essere una brutta cosa ... anche per cani e gatti.
Ci sono tanti animali senza casa, per favore castra il tuo animale.

Al di là delle diverse considerazioni che si possono fare al riguardo, la mia, molto egoistica, è la seguente: ma se un giorno mio marito dovesse essere trasferito in Germania, con quale coraggio, in qualità di italiana sulla bocca del mondo a causa del nostro sfavillante premier, potrò seguirlo?