"Ho capito che tutto quel che accade ha un senso. Ma non un verso.
E' una cosa che mi hanno insegnato i figli (che forse sono come i principi azzurri): tu li vuoi portare da una parte e loro vanno dall'altra.
Tu semini tantissimi narcisi e improvvisamente crescono meravigliosi tulipani.
Ma tu volevi i narcisi, cacchio.
Poi però, quando vedi i tulipani, dici: "Sai cosa? Forse son perfino meglio i tulipani ... "
Questo è proprio bello. Perchè non è vero che non fioriscono; semplicemente fioriscono diversamente da come vorresti tu.
Invece le madri spesso hanno il vizio di credere di sapere già tutto. E fanno domande stupide.
I miei figli sono in affido. Che è una condizione ancora più strana rispetto all'adozione.
Loro sono fratelli, sanno chi sono padre e madre, ma non li vedono più perchè i loro genitori hanno perso la patria potestà.
Quindi entrare nella loro vita non è stato facile.
Ho dovuto anch'io in qualche modo partorirli. Sentire la loro presenza dentro.
Mi sarebbe piaciuto tanto riconoscere la mia pelle nella pelle dei miei figli. Sentirne l'odore e identificarlo come mio.
Soprattutto perchè erano già grandi. Lui otto anni e lei undici.
E' stata quella la cosa più faticosa all'inizio.
Non essere capace come bestia di sentirli cuccioli miei.
Mi dannavo e non ce la facevo.
Mi sentivo incapace, inerme, non sapevo come toccarli, dove toccarli, avevo paura di far loro del male.
Spesso i bambini in affido pungono. Sono ricci.
Si difendono, bisogna maneggiarli con cura.
Per loro, tutti sono potenziali carnefici, non si fidano.
Sono passati cinque anni da allora.
Di solito si dice: "Mi sembra ieri ..."
A me no. Mi sembra un'eternità."
(Luciana Littizzetto - L'educazione delle fanciulle)