lunedì 9 gennaio 2012

MONOPOLI


L'avevano ricevuto in dono i mostri non ricordo quanto tempo fa.
Ci giocavano, non senza diletto, quasi fosse una tavola dell'oca.
Realizzato che non ne conoscevano le regole, non sapevano a cosa servissero le case verdi e gli alberghi rossi, cosa fosse un'asta e tanto meno un'ipoteca, non ho potuto resistere.
Ieri si è svolta la prima partita familiare di Monopoli.
E' durata due ore e si è conclusa alla prima bancarotta per incontenibile crisi isterica del giocatore che non tollera di poter perdere.
Mi è sempre piaciuto molto il Monopoli.
Eravamo in cinque, quattro femmine di età compresa tra sei e dodici anni e un maschio di nove. Il tavolo, sempre lo stesso. Le partite, lunghissime.
Ricordavo ancora abbastanza bene tutte le regole.
Certo son cambiati i segnalini e non c'è più il mio amato funghetto, scambiato tristemente con un metallico ditale. D'altronde il ditale ormai mi si addice.
Sono cambiati i prezzi dei terreni e delle case così il gioco si è mantenuto decisamente al passo con i tempi!
Da adulti non è più solo un passatempo, il Monopoli è la metafora della vita.
Ci sono gli imprevisti a cui far fronte e le possibilità di essere felice per un po'.
Si passa sempre dal via prima o poi e tocca ricominciare da zero, spesso senza neanche il contentino dei duecento "euro" (come si chiameranno i soldi del gioco?) perchè si capita subito sulla casella della tassa patrimoniale.
Non si può mai star tranquilli: basta trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato ed è finita, sei fuori gioco.
Bisogna saper fare affari, contrattare, convincere, blandire l'avversario affinchè ti ceda corso Raffaello di modo che tu possa fare tris e risollevare il tuo patrimonio e il tuo umore.
In questo non sono brava, nè nel gioco, nè nella vita. 
Io e la diplomazia siamo due poli opposti che neanche si attraggono.
Il viale dei Giardini e il Parco della Vittoria restano spesso un sogno irrealizzabile, ma in fondo che importa? Anche la casetta ai Bastioni Gran Sasso è una soddisfazione.
Si finisce in prigione, senza un perchè. Come quando vorresti volare ma non hai ali, stai per sorridere ma una parola sbagliata ti impedisce di farlo.
Non ho vinto, non ho perso. Le mie tre stazioni (oh amati treni!) mi hanno consentito di sopravvivere dignitosamente, di pagare la cauzione le quattro volte che sono finita in prigione, di non avere debiti con nessuno.
Sarebbe bello se la vita reale andasse allo stesso modo e finora sono stata molto fortunata.
Ma una cosa è certa: se dovessi perdere, non smetterei di sognare.

18 commenti:

  1. E' la stessa versione che ho io al mare! Era di mio papà da bambino... classe 1930.
    Io uso sempre il fiaschetto... hic!

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  2. ora ci sono tutti i segnalini in metallo, cappello, nave, ditale e non so che altro. Più bello il fiasco!

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  3. avrò tentato di giocare un paio di volte da bambina, coinvolta da qualcuno che nemmeno ricordo, ma non avendolo in casa, non è più accaduto e non ho mai ben capito com si giochi. leggendo il tuo post, però, credo che non avrei mai fatto affari nemmeno nella finzione del monopoli.... non ci so fare proprio ;-) l'importante è che ti sia un po' divertita con i tuoi bimbi :)

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    1. E blogger ha messo la struttura ad albero wow :)
      è stato divertente si, bisognerebbe provare ancora:)

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  4. anche io giocavo a monopoli e mi divertivo...nel gioco osavo di più che nella vita ....

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  5. ci ho giocato pochissimo, ero troppo impegnata con le gare di sputi e a giocare a calcetto nel campetto vicino casa, però quando giocavo perdevo sempre, chissà come mai, non sono mai stata brava a contrattare, convincere, blandire. forse avrei dovuto giocare di più a Monopoli! Ti abbraccio tesoro

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    1. Meglio così! Tu sei perfetta come sei tesoro! Bacione!

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  6. Per una migliore rappresentazione della vita reale, devi aggiungergli qualcosa. Potresti cominciare invadendo un poco alla volta il quadrato con le "pedine" del risiko, nonché introdurvi pure le sue regole. Anche l'arbitrarietà e la non costanza della misura e del modus di tale intromissione gioverebbero alla causa. Per poi terminare con che vince proprio quello che perde in quanto la crisi isterica vale, tie', un fantastiliardo.

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    1. Il Risiko è un altro gran bel gioco anche se si spera, nella vita reale, di non dover combattere sempre contro tutti per conquistare un posticino in Kamchatka.
      Per quanto riguarda la crisi isterica, la trovo una bella idea :)

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  7. Buongiorno Signora già nonsmettodisognare....Auguri posticipati per tutto e complimenti per il magnifico nuovo blog... io sono poco esperto in socilitànetworkiane, mi limito di tanto in tanto a sfogliare i vostri blog cercando di apprendere cio che mi piace. La contatto per sapere sul fermo dei post di carpediem56maestralo...:)
    Un caro saluto
    Stefano72cs (libero)

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    1. Ciao Stefano, grazie per gli auguri e per il resto. In realtà passo molto meno tempo sui blog e, sebbene io abbia notato l'assenza della nostra cara Carpe, non mi sono preoccupata più di tanto. Proverò ad informarmi.

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    2. grazie e complimenti per questo nuovo e stupendo sito...

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    3. Grazie a te! Ho provato a contattare Maria su Libero ma la casella dei messaggi è piena. Le ho mandato una mail e un messaggio su Facebook ma non ho avuto risposta ... ora comincio a preoccuparmi. Speriamo bene

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    4. Eh si!! Dai..... in parecchi ormai evaquano il canale di libero. Forse in queste nuove realtà di social ntw, si hanno maggiori soddisfazioni, non per questo ora ci troviamo linkati qui:)... La nostra grande prof. Carpediem... strarà tramandoci qualche sorpresina per stupirci come sempre..mmm.. chissà!! magari stà creando una sorta di social network (carpediembook!!)da contrassegnare con la lettera "C" con sfondo verde e carattere nero :)), o forse sta valutando un restyling totale di "come le nuvole"!!! Boh, aspettiamo un pò...alla prox ciao.

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    5. ah!! dimenticavo, forse sarà impegnata con le vicende e i blocchi in sicilia... :))

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  8. Condivido l'idea del Monopoli quale metafora della vita e ci giocavo e ci gioco più o meno quanto te, da quello che leggo. Non condivido però l'idea che basta essere "al posto sbagliato nel momento sbagliato" perché tutto possa ritenersi finito. Certo, magari dopo essere finito in galera senza un motivo 2 o 3 volte, rialzarsi non è semplice, ma poi, con pazienza, si capisce che si può ricominciare sempre a sognare di vincere, dove vincere deve intendersi completare il proprio percorso con piacere, provando a capire dove si sbaglia. Uno dei metodi che più mi si addicono per provare a vincere, nel senso sopra precisato, è quello di mantenere un profilo basso, concentrarmi su quelle poche proprietà di terreni edificabili che ogni volta riesco a comprare nel terzo o nel quarto lato del giro, quelle che consentono rendite dignitose per sopperire agli inevitabili esborsi che prima o poi capitano a tutti. Anche essere costretti ad ipotecare tutto il resto delle proprietà per avere la liquidità necessaria per costruire altrove case ed alberghi può essere una mossa apparentemente di resa, ma che conviene talvolta operare. E poi aspettare, con pazienza, che la partita si svolga, che ognuno faccia il suo gioco come crede, che la ruota della fortuna possa avere il tempo di fare i suoi giri (per questo è meglio non usare il dado Speedy). Tu pensa che mio figlio, quando si deve smettere per forza di giocare, fa una foto al tavolo da gioco per poter ripartire dopo qualche giorno da lì dove ci si ferma. Ai vecchi tempi non si poteva. Magari poter fare ogni tanto una foto alla nostra esistenza, fermarsi per un po' a riposare, e poi ripartire senza mai smettere di sognare, è chiaro. Vito

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    1. Strategico, non c'è dubbio! Certo hai ragione, nella vita vera non si perde mai, bisogna sempre rialzarsi e andare avanti. Imparare dall'avversario, dai nostri errori secondo me è più difficile. Aspettare quando non c'è molto altro da fare (il dado speedy non lo abbiamo ancora provato). E avere il coraggio di guardarsi allo specchio ogni tanto. E' carina l'idea di tuo figlio :) ne faremo tesoro per qualche futura partita. Ciao!

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